Tracciabilità di filiera e Passaporto Digitale di Prodotto: le nuove sfide del settore moda
All’interno quadro del Green Deal, la Commissione Europea ha presentato nuove proposte per promuovere la moda circolare e combattere il greenwashing attraverso la tracciabilità Blockchain di filiera.
Nel perseguire questi obiettivi e rispettare gli obblighi e divieti delle nuove normative, il passaporto digitale di prodotto di EZ Lab integrato con Blockchain facilita la transizione verde del settore fashion. In questo modo, garantisce la trasparenza, l’autenticità e la tracciabilità dei dati lungo tutta la supply chain, combatte la contraffazione e consente ai consumatori di compiere scelte di acquisto più informate, sostenibili e consapevoli.
La moda del futuro guarda all’innovazione e alla sostenibilità: vediamo i 5 punti strategici che porteranno grandi cambiamenti nel settore e come rispettarli.
Dal 2024, l’Unione Europea impone 5 grandi cambiamenti nel settore moda
Così l’Unione Europea combatte il greenwashing nel fashion verso una filiera più trasparente, sostenibile e sicura per i consumatori.
- Obbligo di dimostrare la sostenibilità dichiarata nel settore moda
- Introduzione del passaporto digitale di prodotto obbligatorio
- Obbligo di utilizzare materiale riciclato
- Nuove informazioni obbligatorie da condividere con i consumatori
- Vietata la distruzione di prodotti resi o invenduti
Approfondiamo punto per punto.
1. Obbligo di dimostrare la sostenibilità dichiarata nel settore moda
Secondo uno studio della Commissione UE del 2020 condotto su un campione di 150 asserzioni ambientali, più della metà sono vaghe, fuorvianti o infondate. Si apre così la strada al greenwashing, un problema che minaccia il settore fashion.
Per questa ragione, i nuovi obiettivi dell’UE sono:
- contrastare la proliferazione di pratiche commerciali ingannevoli e concorrenza sleale che sfavoriscono le imprese realmente sostenibili;
- facilitare la partecipazione attiva dei consumatori alla transizione ecologica, ricostruendo la loro fiducia compromessa da informazioni scarse, poco chiare o non affidabili.
A questo proposito, l’iniziativa dell’UE prevede che le autodichiarazione ambientali esplicite debbano essere verificate da enti indipendenti e supportate da prove scientifiche prima che le aziende le comunichino in etichetta ai consumatori.
Qui entra in gioco il nostro passaporto digitale di prodotto integrato con la tracciabilità di filiera, che garantisce la trasparenza, l’autenticità e la tracciabilità dei dati lungo tutta la supply chain e consentono ai consumatori di compiere scelte di acquisto più informate e sostenibili.
2. Obbligo del passaporto digitale di prodotto con tracciabilità di filiera
Quella del tessile risulta essere una delle filiere produttive che impattano maggiormente sulle risorse ambientali. Si stima, infatti, sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, il 10% delle emissioni globali di carbonio. Ogni anno gli europei buttano 5,8 milioni di tonnellate di indumenti.
Dati allarmanti che hanno portato l’UE ad adottare misure decisive che obblighino le aziende del settore a operare in maniera più sostenibile.
Tra queste vi è l’introduzione del passaporto digitale di prodotto, grazie al quale le aziende possono dimostrare il loro impegno condividendo informazioni chiave relative ai prodotti, ai materiali, al riciclo e smaltimento, a garanzia della loro trasparenza, sostenibilità e circolarità. Dal lato del consumatore, scannerizzando un semplice QR Code è possibile vivere un’esperienza di acquisto interattiva, scoprendo tutte le informazioni di prodotto in modo trasparente, immutabile e sicuro, compresa la tracciabilità di filiera.
3. Obbligo di utilizzare materiale riciclato
Imbottiture, isolanti o stracci: solo una piccolissima percentuale di rifiuti tessili viene realmente riciclata e principalmente in applicazioni di bassa qualità. Al contrario, la netta maggioranza è destinata alla discarica o all’incenerimento.
Per questa ragione, l’UE introdurrà normative per facilitare l’impiego di materiali riciclati. In particolare ribadisce:
- l’urgenza di uniformare i criteri di separazione e selezione delle fibre tessili per consentirne il riutilizzo in percentuali minime più elevate;
- la necessità da parte delle aziende di considerare i rifiuti tessili come materie prime di valore a cui dare una seconda vita, previo adeguato processo di recupero. Questo anticipa l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili in Europa che entrerà in vigore dal primo gennaio 2025.
Il passaporto digitale di prodotto e la tracciabilità Blockchain permettono alle aziende di allinearsi tempestivamente alle future direttive, condividendo informazioni in materia di composizione, qualità e modalità di riciclo e smaltimento dei capi. Guidare i consumatori verso scelte di acquisto e modalità di utilizzo più sostenibili e consapevoli è una scelta strategica.
4. Nuove informazioni obbligatorie da condividere con i consumatori
Prolungare la vita dei prodotti tessili è il modo più efficace per ridurne significativamente l’impatto ambientale. A minare questo obiettivo e, di conseguenza, a spingere i consumatori a disfarsi dei propri capi, sono difetti come bassa solidità del colore, fibre scadenti, scarsa resistenza alla lacerazione o cattiva qualità delle cerniere e delle cuciture.
A tal proposito, l’UE intende applicare specifiche vincolanti di progettazione ecocompatibile per migliorare le prestazioni dei capi e favorire tra i consumatori modelli commerciali circolari come il riutilizzo, il noleggio, la riparazione, i servizi di ritiro e il commercio al dettaglio di seconda mano.
Per questa ragione, alle aziende del settore moda viene richiesto di condividere con i propri consumatori tutte le informazioni pertinenti alla riutilizzabilità, all’indice di riparabilità e alla gestione dei capi giunti al termine della loro vita utile.
Grazie alle nostre soluzioni tecnologiche innovative, possiamo aiutare le aziende a comunicare in maniera chiara e trasparente tutte le informazioni della tracciabilità di filiera, affinché aiutino i propri consumatori a vivere un’esperienza di acquisto e di utilizzo più sostenibile.
5. Vietata la distruzione di prodotti resi o invenduti
Lo smaltimento dei rifiuti tessili è il ‘tallone d’Achille’ della filiera della moda. Alla base della questione ci sono due punti. Da un lato, la difficoltà per i rivenditori di smaltire gli articoli invenduti o restituiti dai consumatori e, dall’altro, la necessità per i brand di distruggere gli stock indesiderati per evitare che finiscano nel mercato parallelo.
La distruzione delle merci invendute o rese è uno spreco di valore e di risorse. Per scoraggiare questa pratica, l’UE vorrebbe imporre alle grandi aziende l’obbligo di rendere pubblico il numero di prodotti buttati e distrutti e il loro trattamento per la preparazione al riutilizzo, riciclaggio, incenerimento o collocamento in discarica. Qualora la proposta diventasse norma, la Commissione introdurrà anche divieti di distruzione dei tessili invenduti o resi.
Grazie alle nostre soluzioni tecnologiche innovative, possiamo aiutare le aziende a contrastare i mercati paralleli, dimostrare la verificabilità dei dati e condividere in maniera chiara e trasparente tutte le informazioni in materia di riciclo e smaltimento dei capi.